Il governo italiano ha risposto alla Commissione Europea riguardo alle contestazioni sull’applicazione del Golden Power nell’operazione UniCredit-Banco BPM, respingendo le critiche sollevate da Bruxelles. Secondo quanto riportato da Bloomberg, che cita fonti vicine al dossier, la Commissione valuterà ora la replica italiana per decidere i passi successivi. La portavoce della Commissione, Lea Zuber, si è limitata a confermare l’avvio della valutazione.
A luglio, la Commissione aveva espresso dubbi sulla compatibilità dell’utilizzo del Golden Power con il diritto dell’Unione Europea, aprendo la strada a un possibile contenzioso. Il governo italiano, contattato da Bloomberg, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla risposta presentata. La controversia tra Roma e Bruxelles dura da circa tre mesi ed è strettamente legata alla decisione di UniCredit, annunciata il 22 luglio, di ritirare la propria offerta di acquisizione di Banco BPM.
UniCredit ha motivato la decisione con l’eccessiva influenza della clausola del Golden Power, insistentemente invocata dai vertici di Banco BPM, che avrebbe ostacolato un normale dialogo con gli azionisti. Nonostante avesse riconosciuto alcuni progressi nei rapporti con il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), la Direzione Generale Concorrenza dell’UE e il governo italiano, UniCredit ha ritenuto eccessivamente lunghi i tempi necessari per una soluzione definitiva.
Secondo Bloomberg, tra i possibili passi successivi della Commissione potrebbe esserci l’apertura di una procedura di infrazione formale contro l’Italia per violazione del diritto comunitario. Questa eventualità si inserisce in un contesto più ampio di resistenze politiche al consolidamento bancario, non limitato all’Italia. Situazioni analoghe si sono verificate anche in Spagna, dove BBVA sta cercando di acquisire Banco Sabadell. La gestione del Golden Power e il suo impatto sulle operazioni di fusione e acquisizione nel settore bancario europeo rimangono quindi un punto di confronto significativo tra gli Stati membri e le istituzioni comunitarie.
La risposta italiana rappresenta un ulteriore capitolo di questo braccio di ferro, le cui conseguenze potrebbero avere un impatto significativo sul futuro del settore bancario italiano e sul rapporto tra Roma e Bruxelles in materia di regolamentazione economica.