A seguito della diffusione di audio e video privati che lo vedevano protagonista di uno scandalo mediatico, l’attore Raoul Bova ha deciso di registrare il marchio “occhi spaccanti” presso l’Ufficio Brevetti Italiano. L’espressione, divenuta virale sui social media, era contenuta in un messaggio audio inviato a Martina Ceretti, modella coinvolta nella vicenda.
Secondo quanto riportato da Repubblica, la registrazione del marchio, avvenuta il 5 agosto, mira a contrastare la diffusione non autorizzata di questi contenuti, soprattutto a scopo commerciale. La richiesta di registrazione riguarda sia la frase completa presente nell’audio, sia l’espressione “occhi spaccanti” in sé. La legale di Bova, Michela Carlo dello studio Bernardini De Pace, ha confermato l’iniziativa.
Questa mossa arriva dopo l’utilizzo non autorizzato della frase da parte di alcuni brand, tra cui il Napoli Calcio e Ryanair, che avevano incorporato l’espressione in campagne promozionali. A seguito di ciò, il Garante della privacy ha avviato un’istruttoria per accertare eventuali violazioni della normativa sulla privacy.
La registrazione del marchio conferisce a Bova il diritto esclusivo di utilizzo dell’espressione “occhi spaccanti”. Chiunque utilizzi la frase a fini commerciali senza autorizzazione potrebbe incorrere in sanzioni civili e penali, previste dall’articolo 473 del codice penale, che prevede pene fino a quattro anni di reclusione e multe fino a 35.000 euro.
Le pratiche di registrazione sono attualmente in fase di esame. La vicenda evidenzia le potenziali implicazioni legali connesse alla diffusione di contenuti privati e all’utilizzo improprio di espressioni divenute virali a seguito di eventi mediatici. La decisione di Bova solleva interrogativi sulla tutela della privacy nell’era digitale e sul bilanciamento tra libertà di espressione e diritti di proprietà intellettuale.
Resta da capire quale sarà l’evoluzione della situazione e se Bova intraprenderà azioni legali contro chi ha utilizzato la frase senza autorizzazione. La vicenda, comunque, pone l’attenzione sulla crescente importanza della tutela del marchio e della privacy nell’ambito digitale.