L’approvazione del progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina ha riacceso le preoccupazioni di centinaia di residenti, a rischio esproprio per la realizzazione dell’opera. Il via libera del Cipess, salutato come un successo dal ministro Salvini, rappresenta invece un incubo per coloro che potrebbero perdere le proprie case. Sebbene la Corte dei Conti debba ancora esprimersi e la Commissione Europea valutare possibili violazioni di procedure e della direttiva Habitat, l’incertezza aleggia sulle vite di chi vive nelle aree interessate dalla costruzione dei piloni, alti oltre 400 metri.
Fiorella, 85 anni, è una delle cittadine coinvolte. Da cinquant’anni vive in una casa affacciata sullo Stretto, un luogo ricco di ricordi legati al marito scomparso. L’idea di dover lasciare la propria abitazione, simbolo di una vita trascorsa, è fonte di profondo disagio. La sua casa, come altre circa 400, è a rischio esproprio, e il futuro appare incerto e preoccupante. Fiorella, parte del gruppo No Ponte di Capo Peloro, esprime la sua opposizione a un progetto che la costringerebbe a lasciare il posto che ama.
Anche Cettina, 74 anni, veterana delle proteste contro il Ponte, si trova nella stessa situazione. Ha acquistato la sua casa 25 anni fa, ignara che proprio nel suo cortile sarebbe sorto uno dei piloni del Ponte. La scoperta è stata uno shock, che ha lasciato in lei un senso di profonda angoscia e incertezza sul futuro. Oltre alla demolizione delle abitazioni, il progetto prevede la costruzione di 40 km di raccordi stradali e ferroviari, in gran parte in galleria. Secondo gli esperti, questa opera potrebbe causare la subsidenza del terreno, mettendo a rischio centinaia di altre abitazioni.
Mariolina, 75 anni, esprime rabbia e preoccupazione non solo per la propria situazione, ma anche per quella dei più fragili, come la famiglia con due persone disabili che vive nel suo stesso condominio. L’incertezza del futuro, e la prospettiva di dover abbandonare la propria casa e il proprio contesto sociale, pesa sulle loro spalle come una spada di Damocle. L’idea di dover affrontare lo spostamento, per le persone disabili, è particolarmente angosciante, dato il necessario supporto di servizi e strutture che spesso sono difficili da trovare altrove.
Nonostante la preoccupazione, un obiettivo comune unisce i residenti: ottenere il riconoscimento dello Stretto di Messina come Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Questa designazione potrebbe costituire una protezione contro il progetto del ponte, garantendo la salvaguardia del territorio e delle vite di chi vi abita, ponendo fine a una battaglia che si trascina da anni e garantendo un futuro più sicuro e meno incerto alle famiglie coinvolte.