La campionessa di nuoto Elena Di Liddo ha recentemente denunciato sui social media un episodio avvenuto in una pizzeria di Bisceglie, in Puglia. La nuotatrice, vincitrice di quattro ori tra Giochi del Mediterraneo e Universiadi, ha pubblicato uno scontrino che mostra un costo aggiuntivo di 1,50 euro per la semplice rimozione dei pomodorini dalla sua pizza. Questo fatto ha suscitato un’accesa polemica online.

Di Liddo ha espresso la sua indignazione definendo l’accaduto “triste e vergognoso”, sollevando interrogativi sulla legittimità di tale pratica. Il suo commento ha evidenziato una certa sensibilità rispetto a pratiche commerciali che, pur essendo forse legalmente consentite, appaiono scorrette o eccessive per molti consumatori.
L’episodio si inserisce in una serie di casi simili diventati virali negli ultimi anni. Sono numerosi, infatti, gli esempi di scontrini che mostrano costi aggiuntivi per richieste apparentemente banali, come il taglio di un toast a metà o un cucchiaino di gelato in più. Recentemente, un altro caso simile ha visto un cliente di Bari pagare 50 centesimi extra per una spolverata di pepe sulla pizza.
La questione sollevata da Di Liddo apre un dibattito sul rapporto tra ristoratori e clienti, e sulla trasparenza delle prassi commerciali. L’aggiunta di costi extra per modifiche semplici all’ordine solleva perplessità in molti, che ritengono tali costi sproporzionati rispetto al servizio offerto. Il caso della nuotatrice, data la sua visibilità, ha contribuito ad amplificare il dibattito, invitando a una riflessione sulla correttezza e sulla trasparenza delle pratiche di prezzo nel settore della ristorazione.
Il dibattito online evidenzia diverse opinioni, con alcuni che difendono la libertà dei ristoratori di stabilire i propri prezzi, mentre altri sostengono il diritto dei clienti a una maggiore trasparenza e a prezzi equi. Resta da capire se questo episodio porterà a un cambiamento nelle politiche di prezzo delle pizzerie o se rimarrà un caso isolato, seppur emblematico di un problema più ampio.
In definitiva, la vicenda evidenzia la necessità di una maggiore chiarezza e trasparenza nella comunicazione dei prezzi e dei servizi offerti dai ristoranti, per evitare controversie e garantire un rapporto equo tra ristoratori e consumatori.