La scomparsa di Pippo Baudo ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama televisivo italiano. Paolo Bonolis e Carlo Conti, due figure di spicco che hanno avuto il privilegio di lavorare al suo fianco, ne hanno tracciato un ritratto ricco di sfaccettature, ricordando un uomo complesso e geniale.
Bonolis descrive Baudo come un pioniere, paragonandolo a figure come Maradona e Colombo: un innovatore che ha saputo plasmare un mezzo ancora inesplorato, contribuendo a dare forma alla televisione italiana insieme a nomi come Mike Bongiorno, Corrado Mantoni e Raimondo Vianello. Conti, invece, sottolinea il ruolo di guida e mentore che Baudo ha rivestito, ricordando con affetto i soprannomi scherzosi e l’ammirazione che provava per lui.
Entrambi i conduttori ricordano l’estrema attenzione di Baudo ai dettagli, la sua capacità di osservare e dirigere ogni aspetto del programma, instaurando un rapporto di timore reverenziale ma anche di profonda stima. Bonolis evidenzia la sicurezza e la naturalezza che derivavano dal completo controllo sulla propria creazione, mentre Conti ricorda la precisione e l’attenzione maniacale alle luci, ai costumi e a ogni elemento scenico.
Ma Baudo non era solo rigore e professionalità. Bonolis ricorda il suo lato ironico, la capacità di accettare le prese in giro con un pizzico di rosicamento mai apertamente espresso. Conti, invece, descrive l’affetto e la confidenza che Baudo sapeva trasmettere, ricordando un episodio in cui lo trovò in camerino in mutande, in un gesto di spontanea vicinanza.
Il Festival di Sanremo rappresenta un capitolo fondamentale della carriera di Baudo, con ben tredici conduzioni all’attivo. Bonolis lo definisce un maestro in questo ambito, mentre Conti sottolinea l’influenza indelebile che Baudo ha avuto sulla kermesse, definendo il proprio stile di conduzione come "baudiano" e paragonandolo all’eredità di Maradona nel calcio.
Infine, i ricordi più recenti: le telefonate e gli scambi di messaggi tra Conti e Baudo, fino agli ultimi mesi di vita del conduttore. La consapevolezza della malattia e la riflessione sul fatto che Baudo forse non avrebbe trovato il suo posto nell’attuale panorama televisivo, dominato dalla rete e da nuove logiche, chiudono il cerchio su un ritratto completo e significativo di un’icona indimenticabile della televisione italiana.