La nave umanitaria Mediterranea ha disobbedito all’ordine del Viminale, attraccando a Trapani anziché a Genova per lo sbarco di 10 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. La decisione è stata presa per evitare un viaggio aggiuntivo di 1000 km, giudicato inumano dall’equipaggio, considerando le condizioni dei migranti, tra cui minori non accompagnati, provenienti da Iran, Iraq, Egitto e Siria.

I migranti, alcuni dei quali hanno subito violenze e torture in Libia, avrebbero affrontato tre giorni di navigazione in mare mosso. Il capo missione, Beppe Caccia, ha sottolineato l’aspetto disumano di un viaggio così lungo e pericoloso per persone già provate. La scelta di Trapani come porto di sbarco è stata comunicata al Centro di coordinamento del soccorso marittimo.
Questa vicenda si aggiunge ad un’altra tragedia nel Mediterraneo: la ong Nadir ha recuperato 60 persone al largo della Libia, trovando tre corpi senza vita. Una donna incinta e un minore gravemente ustionato sono stati evacuati d’urgenza. Le testimonianze dei sopravvissuti parlano di una donna caduta in mare e dispersa.
La decisione della Mediterranea ha sollevato un dibattito politico. Critiche al governo arrivano da più parti, con accuse di trattamento inumano dei migranti e di favoritismo nei confronti di alcuni porti. La scelta del porto di destinazione, spesso lontano dal luogo di soccorso, è oggetto di crescente controversia.