La Cassazione ha confermato il licenziamento di un ultras catanese per reati commessi fuori dal lavoro, specificando che un comportamento che reca “disvalore morale” può giustificare il licenziamento anche al di fuori dell’ambiente lavorativo.
L’ex operaio era stato condannato per oltraggio a pubblico ufficiale e istigazione a delinquere, con frasi come “sbirri a morte”. La Cassazione ha ritenuto la gravità dei reati e il contesto (tifoserie calcistiche) sufficienti a compromettere il rapporto fiduciario con il datore di lavoro.
Il ricorso, che lamentava anche la tardività della contestazione disciplinare (il licenziamento è arrivato nel 2016, a seguito di reati commessi nel 2010), è stato respinto. La Cassazione ha giustificato il ritardo con l’attesa della conclusione del procedimento penale e la mancata comunicazione tempestiva da parte del dipendente.
La sentenza stabilisce un precedente importante: il datore di lavoro può licenziare un dipendente per comportamenti che ledono la sua reputazione morale, anche se commessi al di fuori dell’orario di lavoro. La gravità dei reati e la compromissione del rapporto fiduciario sono elementi chiave nella valutazione.