La fondatrice del brand Amabile, Martina Strazzer, ha risposto alle accuse di licenziamento illegittimo di Sara, una dipendente assunta incinta e poi non rinnovata. In un comunicato sui social, Strazzer ha ammesso la sofferenza per la decisione, ma ha sottolineato che il mancato rinnovo del contratto a tempo determinato di Sara è dipeso da “criticità complesse e profonde” emerse da verifiche interne ed esterne, indipendenti dalla maternità.
Amabile ha difeso la propria scelta affermando la necessità di “professionalità solide”. L’azienda ha pubblicato dati interni, evidenziando un alto tasso di stabilizzazione dei dipendenti (77% a tempo indeterminato) e un basso numero di licenziamenti. Secondo l’azienda, la gravidanza non è mai stata un limite, come dimostrato dall’assunzione di Sara e dalla composizione quasi interamente femminile del team.
Nonostante le spiegazioni, il post ha generato numerose critiche online. Molti utenti hanno contestato la mancanza di trasparenza e la percezione di strumentalizzazione dell’assunzione di Sara a fini commerciali. Altri hanno espresso indignazione per la discrepanza tra l’immagine pubblica di Amabile e la situazione vissuta da Sara.
Il caso ha sollevato un dibattito sulla responsabilità sociale delle aziende e sull’importanza della trasparenza nelle comunicazioni interne ed esterne. La vicenda evidenzia le difficoltà di conciliare l’immagine pubblica di un brand con la realtà aziendale.