Una giovane donna di vent’anni, soprannominata “Shakira”, è al centro dell’attenzione a Venezia a causa della sua attività di borseggiatrice. Originaria della Bosnia, ma nata a Roma e attiva nel nord Italia, Shakira vanta un lungo curriculum criminale con oltre 60 fascicoli aperti per furto con destrezza e violazioni di divieti di soggiorno. Nonostante ciò, continua ad operare nella città lagunare.
L’ultimo episodio risale a venerdì scorso, quando è stata fermata da un cittadino appartenente al gruppo “Non Distratti”, che l’ha riconosciuta e ha allertato la polizia locale. Il cittadino ha ricordato a Shakira il divieto di soggiorno di due anni emesso a febbraio dal tribunale, in base alle misure di prevenzione previste dalla normativa antimafia, rafforzata dal decreto Caivano del 2023 per contrastare la microcriminalità giovanile. La violazione di tale divieto prevede pene da 1 a 5 anni.
Al momento del fermo, Shakira non era in possesso di refurtiva e non sembrava sul punto di commettere un furto. Tuttavia, il tribunale ha convalidato l’arresto poiché la sola presenza a Venezia costituisce violazione del divieto di dimora. L’udienza è stata rinviata al 5 settembre. Nonostante l’arresto, la sua presenza continua a rappresentare un problema, considerando la sua attività anche in altre città come Milano e l’apparente inefficacia delle precedenti misure.
Il problema dei borseggi a Venezia è significativo, aggravato dall’elevato numero di turisti. I cittadini stanno cercando di contrastare il fenomeno con iniziative autonome, come dimostrano le azioni del gruppo “Non Distratti” e la diffusione di video sui social che avvertono i turisti del rischio di furti. Tuttavia, l’efficacia di queste iniziative è limitata, come evidenzia la recente decisione di un giudice di rilasciare senza misure cautelari due donne arrestate in flagranza per borseggio.
La vicenda di Shakira evidenzia la complessità del problema della microcriminalità e la necessità di strategie più efficaci per proteggere la città e i suoi visitatori. La reiterata violazione dei divieti di soggiorno da parte della giovane donna solleva interrogativi sull’effettiva efficacia delle misure preventive attualmente in vigore.
Il caso di Shakira, quindi, non è solo un episodio isolato, ma rappresenta un sintomo di una problematica più ampia che richiede un’attenzione particolare da parte delle autorità e un impegno collettivo per garantire la sicurezza di Venezia e dei suoi abitanti.