Le tensioni tra il governo israeliano e l’esercito si acuiscono sullo sfondo del conflitto a Gaza. L’annuncio dell’esercito israeliano (IDF) di revocare lo stato d’emergenza bellica, in vigore dal 7 ottobre, ha innescato una nuova fase di scontro con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu.
Lo stato d’emergenza prevedeva l’estensione obbligatoria del servizio di riserva per i soldati, una misura che ora viene annullata. Questa decisione porterà a una riduzione dell’esercito regolare nelle prossime settimane, secondo quanto riportato da Ynet. La notizia arriva dopo una dura presa di posizione da parte dell’entourage di Netanyahu nei confronti del capo di stato maggiore, Eyal Zamir, con un invito alle dimissioni qualora non condividesse l’approccio all’occupazione di Gaza.
L’IDF ha annunciato ulteriori misure, tra cui una riduzione del personale in ogni battaglione regolare e il trasferimento di decine di soldati nei battaglioni di riserva. Ai riservisti è stato promesso un alleggerimento del carico operativo nei prossimi mesi. Inoltre, è stata annullata la richiesta di estensione del servizio per i membri delle unità speciali e dei reparti d’élite, una decisione motivata dalla preoccupazione per la qualità del servizio e il benessere dei soldati.
Queste decisioni arrivano in seguito a critiche crescenti riguardo all’eccessivo carico di lavoro dei soldati e al preoccupante aumento di suicidi tra i militari in servizio regolare e di riserva. Il capo di stato maggiore Zamir ha anche annullato un viaggio negli Stati Uniti, originariamente previsto per la cerimonia di passaggio di consegne del capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, a causa della mancanza di un cessate il fuoco e della complessa situazione degli ostaggi.
Secondo Zamir, un’operazione di terra prolungata a Gaza mette a rischio gli ostaggi. L’IDF raccomanda una strategia di controllo delle aree già occupate, con raid mirati a Gaza City e nelle zone centrali, dove si ritiene siano tenuti prigionieri gli ostaggi. L’obiettivo è di esercitare una forte pressione su Hamas senza un massiccio dispiegamento di truppe.
Nonostante l’operazione militare iniziata a marzo non abbia portato alla liberazione degli ostaggi, il governo israeliano non ha ancora preso una decisione definitiva sulla strategia da adottare. La situazione rimane tesa, con un chiaro disaccordo tra la leadership politica e militare su come procedere nella crisi di Gaza.