Le sirene antiaeree hanno suonato a Tel Aviv, segnalando l’intercettazione di un missile balistico lanciato dallo Yemen. L’IDF ha confermato l’evento, attribuendolo agli Houthi. Contemporaneamente, a Gerusalemme, si sono verificate proteste violente. Manifestanti, infuriati per la guerra in corso e per il mancato rilascio degli ostaggi, hanno incendiato cassonetti vicino alla residenza del Primo Ministro Netanyahu e del Ministro Dermer.
Le proteste, iniziate all’alba, hanno visto la partecipazione di genitori degli ostaggi e si sono intensificate con l’accusa di fallimento dei colloqui governativi. Il Ministro Ben Gvir ha definito gli incendi “terrorismo”, mentre alcuni manifestanti si sono barricati nella Biblioteca Nazionale. La situazione è tesa, con un alto livello di allerta per possibili ulteriori attacchi dallo Yemen.
La situazione militare è altrettanto critica. Oltre 365 riservisti israeliani hanno annunciato il loro rifiuto di tornare in servizio, definendo la guerra “illegale” e chiedendo conto ai leader politici. Questa disobbedienza civile aggiunge ulteriore pressione al governo già alle prese con le proteste interne e la minaccia esterna.
L’intercettazione del missile e le proteste di massa rappresentano una grave escalation del conflitto, sottolineando le crescenti tensioni politiche e militari in Israele. La situazione rimane instabile e richiede attenta osservazione.