Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha illustrato in un’intervista a Il Sole 24 Ore il piano per il rilancio dell’ex Ilva di Taranto, prevedendo il passaggio di consegne ai nuovi investitori entro marzo 2026. Il piano si concentra sulla decarbonizzazione dell’acciaieria, con la graduale sostituzione degli altoforni con forni elettrici più sostenibili.
Un elemento chiave del progetto è il rilascio di un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) adeguata, accompagnata da investimenti infrastrutturali portuali e misure di supporto in ambito sanitario, ambientale, scientifico e tecnologico. Lo Stato, tramite Invitalia, fornirà il preridotto necessario per alimentare i nuovi forni elettrici, la cui localizzazione sarà definita dopo il 15 settembre, in base alle manifestazioni di interesse vincolanti presentate dai potenziali investitori.
La decisione sulla collocazione del polo del Direct Reduced Iron (DRI), fondamentale per il processo di produzione con i forni elettrici, terrà conto degli impatti occupazionali e delle esigenze di Taranto, considerando anche la possibilità di collocare una nave rigassificatrice a Gioia Tauro. Il processo di selezione del nuovo investitore prevede un mese di trattative in esclusiva dopo la presentazione delle offerte, seguito dalle procedure di Antitrust e dall’esame del golden power.
Nel frattempo, sono previsti 200 milioni di euro per riattivare gradualmente i tre altoforni, a condizione del dissequestro dell’altoforno 1 (Afo-1). L’obiettivo è consegnare gli impianti al nuovo investitore entro il primo trimestre del 2026, con una capacità produttiva iniziale di 6 milioni di tonnellate. Il passaggio completo ai forni elettrici avverrà successivamente, grazie anche a una dote di 750 milioni di euro derivanti da contratti di sviluppo precedentemente previsti per ArcelorMittal ma non utilizzati.
Per quanto riguarda l’impatto dei dazi Usa sull’export, il ministro Urso ha affermato che è ancora prematuro effettuare una valutazione precisa, in attesa della conclusione delle trattative con i paesi concorrenti sul mercato americano.