In Italia, fino a 200.000 giovani potrebbero soffrire di Hikikomori, un ritiro sociale estremo. Lo afferma Marco Crepaldi, psicologo ed esperto del fenomeno, distinguendo tre fasi: pre-Hikikomori (difficoltà scolastiche, abbandono attività sociali), Hikikomori conclamato (abbandono scolastico) e fase critica (rottura rapporto genitori-figli).
I ragazzi più a rischio sono maschi, spesso sotto pressione per i risultati sociali e accademici. I social media amplificano la competizione e l’ansia del giudizio. Il fenomeno è più diffuso nei Paesi ricchi, dove le garanzie familiari possono consentire l’isolamento. Non si tratta di rifiuto della vita, ma della vita sociale, aggravato da fattori come denatalità, crisi ambientali e precarietà.
Secondo Crepaldi, i segnali d’allarme sono evidenti: a scuola, apatia e ansia; a casa, isolamento totale. Per genitori e insegnanti, è fondamentale evitare punizioni e favorire un dialogo aperto e comprensivo. L’approccio giusto richiede pazienza, ascolto e un supporto adeguato, anche attraverso gruppi di auto-aiuto.
L’Hikikomori è un problema complesso, ma riconoscere i segnali precoci e intervenire con strategie adeguate può fare la differenza nel contrastare questo allarmante fenomeno giovanile.