La recente disputa politica in Texas riguardo al ridisegno dei collegi elettorali, nota come gerrymandering, evidenzia l’influenza della cartografia politica sulle elezioni statunitensi. Questo processo, che consiste nel modificare i confini dei distretti elettorali per avvantaggiare un determinato partito, ha una lunga storia negli Stati Uniti, risalente al 1812 quando il termine fu coniato in riferimento alla forma insolita di un distretto del Massachusetts, paragonata a quella di una salamandra.

Ogni dieci anni, dopo il censimento, gli Stati Uniti ridisegnano i distretti elettorali per garantire una rappresentazione proporzionale della popolazione. Tuttavia, il gerrymandering sfrutta questo processo per ottenere un vantaggio politico. Due strategie principali vengono impiegate: il “cracking”, che divide un gruppo di elettori con caratteristiche simili (ad esempio, appartenenti allo stesso partito) su più distretti, diluendo il loro voto; e il “packing”, che concentra questi elettori in pochi distretti, garantendo la vittoria in quei distretti ma limitando l’influenza complessiva del gruppo.

La Corte Suprema degli Stati Uniti, nel 2019, ha stabilito che il gerrymandering, pur essendo una pratica politicamente orientata, è legale, lasciando la sua regolamentazione ai tribunali statali. Questo ha portato a un utilizzo diffuso della tecnica da parte di entrambi i partiti, repubblicani e democratici, in diversi stati come Ohio, Florida, Wisconsin, Illinois, Maryland e Nevada.
Il caso del Texas è particolarmente significativo. Sebbene i distretti siano stati ridefiniti nel 2022, una nuova proposta, sostenuta da Donald Trump, mira a ridisegnare ulteriormente i confini per assicurare ai Repubblicani cinque seggi aggiuntivi al Congresso nelle elezioni di midterm del 2026. Questa mossa è motivata dalla consapevolezza che le elezioni di midterm spesso penalizzano il partito al potere. Trump ha sollecitato altri governatori repubblicani ad adottare strategie simili, ma solo il Texas ha risposto positivamente.
Per contrastare questa iniziativa, oltre 50 deputati democratici del Texas hanno lasciato lo stato per impedire il raggiungimento del quorum necessario per l’approvazione del provvedimento. Il governatore Greg Abbott ha risposto con la minaccia di arresti e multe salate. La situazione evidenzia l’alta posta in gioco e la natura altamente politica di questo processo di ridisegno dei distretti elettorali. La risposta del governatore del Texas e la reazione dei democratici hanno acceso un dibattito acceso sulla legittimità del gerrymandering e sul suo impatto sulla rappresentanza politica negli Stati Uniti.
L’episodio texano dimostra come il gerrymandering possa distorcere la volontà popolare, creando una discrepanza tra la percentuale di voti ottenuti da un partito e il numero di seggi conquistati. Questo metodo, seppur legale, solleva serie questioni sull’equità del sistema elettorale americano e sulla necessità di riforme per garantire una rappresentanza più equa e proporzionale.