La prossima edizione della Fiera del Levante, in programma a Bari dal 13 al 21 settembre, non vedrà la partecipazione di Israele. Questa decisione, annunciata dall’ente fieristico, fa seguito all’appello del sindaco di Bari, Vito Leccese, che il 1° luglio aveva chiesto l’esclusione di Israele dalle attività istituzionali ed economiche della fiera.
In un comunicato, l’ente organizzatore ha giustificato la scelta con una “comunanza di vedute etiche e politiche”, esprimendo una netta presa di distanza dalle “atrocità del genocidio in corso contro il popolo palestinese”. La decisione arriva dopo una PEC inviata dal Consiglio comunale il 1° luglio, nella quale si manifestava la “non gradazione della partecipazione, in qualsiasi forma, dello Stato di Israele o dei suoi rappresentanti, fino a quando non porrà fine all’intervento militare nella Striscia di Gaza e alla sistematica violazione dei diritti umani della popolazione civile”.
La Fiera del Levante ha inoltre aderito all’iniziativa della fondazione “L’isola che non c’è” di Latiano, che propone di assegnare il premio Nobel per la pace 2025 ai bambini di Gaza. L’ente fieristico considera questa candidatura un “appello morale alla comunità internazionale affinché riconosca il diritto alla pace e alla vita per ogni bambino, ovunque nel mondo”.
La scelta di escludere Israele dalla Fiera del Levante ha suscitato un ampio dibattito, ponendo in luce le complesse questioni politiche ed etiche legate al conflitto israelo-palestinese. La decisione riflette una posizione netta sull’attuale situazione in Gaza e sulla violazione dei diritti umani.
La decisione dell’ente fieristico evidenzia un crescente impegno da parte di alcune istituzioni italiane a prendere posizione su questioni di giustizia sociale e diritti umani a livello internazionale. Questa scelta pone l’accento sul ruolo delle fiere come palcoscenico non solo per scambi commerciali, ma anche per esprimere valori etici e solidarietà. L’esclusione di Israele potrebbe avere delle ripercussioni sulle relazioni internazionali e solleva interrogativi sulla libertà di partecipazione e sulle pressioni che le istituzioni possono esercitare nel contesto di eventi internazionali.