Don Nandino Capovilla, sacerdote veneziano e membro di Pax Christi, è stato espulso da Israele dopo sette ore di fermo all’aeroporto di Tel Aviv. Il sacerdote, arrivato in Israele con una delegazione guidata dal vescovo Giovanni Ricchiuti, ha ricevuto un diniego di ingresso per ragioni di sicurezza nazionale non meglio specificate. Le autorità israeliane hanno motivato l’espulsione con la partecipazione di Don Capovilla ad iniziative di sensibilizzazione contro la guerra e per il dialogo tra i popoli, considerate potenzialmente a rischio per la sicurezza nazionale.
Dopo il rilascio, Don Capovilla ha annunciato la sua liberazione tramite un post su Facebook, esprimendo sollievo per il recupero del suo cellulare e della sua valigia. Nel medesimo post, ha reiterato la sua richiesta di sanzioni contro Israele, definito un regime di apartheid, a causa dei bombardamenti su moschee e chiese. Don Capovilla ha sottolineato la gravità di questi eventi, rifiutando di considerarli semplici ‘esagerazioni’.
Il sacerdote veneziano, parroco a Mestre, è noto per il suo attivismo a favore dei diritti umani e dei più deboli, sempre improntato alla nonviolenza. Negli ultimi anni, ha costantemente espresso preoccupazione per la situazione a Gaza, denunciando gli attacchi contro la popolazione civile e condannando le operazioni militari che hanno causato una grave crisi umanitaria. La sua attività nel movimento pacifista italiano e la sua partecipazione a iniziative di solidarietà internazionale lo hanno reso una figura di spicco nel panorama del pacifismo italiano.
L’espulsione di Don Capovilla solleva interrogativi sulla libertà di espressione e sulla possibilità di esprimere critiche nei confronti delle politiche israeliane. La sua attività di sensibilizzazione, seppur considerata a rischio per la sicurezza nazionale dalle autorità israeliane, rappresenta un impegno civile significativo per promuovere la pace e il dialogo interreligioso. Il caso evidenzia la complessità del conflitto israelo-palestinese e la delicatezza delle questioni che lo caratterizzano.
Don Capovilla, se in futuro volesse tornare in Israele, dovrà presentare una richiesta formale in anticipo. La sua espulsione e la sua successiva dichiarazione sottolineano l’importanza del dialogo e della necessità di una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese, rispettando i diritti umani di tutti i cittadini coinvolti.