Il 7 agosto 2025 è entrata in vigore una nuova politica commerciale statunitense che prevede l’introduzione di dazi sulle importazioni provenienti da numerosi paesi. Questa decisione, voluta dall’allora presidente Donald Trump, ha portato all’aumento delle tariffe, con percentuali che variano dal 10% al 41%, generando un impatto significativo sul commercio globale.
L’Unione Europea, il Giappone, la Corea del Sud e altri paesi sono stati colpiti da tariffe del 15% o superiori. L’India, ad esempio, affronta dazi del 25%, con il rischio di un ulteriore aumento se non interrompe l’acquisto di petrolio russo. Questi dazi non sono solo misure economiche, ma anche strumenti di ritorsione politica, come dimostrato dall’aumento delle tariffe per il Brasile, in seguito all’arresto dell’ex presidente Jair Bolsonaro.
L’obiettivo dichiarato di Trump era quello di ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, gli esperti prevedono conseguenze negative, tra cui l’aumento dell’inflazione e possibili ritorsioni da parte dei partner commerciali. L’agenzia statunitense Customs and Border Protection ha iniziato a riscuotere le nuove tariffe a partire dalla mezzanotte del 7 agosto. Queste tariffe non si applicano a tutti i settori in modo uniforme, con alcuni settori, come quello automobilistico, farmaceutico e dei semiconduttori, soggetti a politiche specifiche.
Gli economisti avvertono che queste misure potrebbero alimentare l’inflazione e rallentare la crescita economica a lungo termine. Si prevede una riorganizzazione delle catene di approvvigionamento, con un conseguente aumento dei prezzi per i consumatori statunitensi, sebbene gli effetti completi si manifesteranno nel tempo. I paesi con già alti dazi, come India e Canada, si troveranno ad affrontare ulteriori difficoltà.
Il governo statunitense ha previsto un aumento significativo delle entrate federali grazie a questi dazi, stimando un incremento superiore ai 300 miliardi di dollari all’anno. Tuttavia, questi proventi sono il risultato di un aumento dei costi per le aziende importatrici e, in definitiva, per i consumatori finali. Dati recenti del Dipartimento del Commercio confermano un aumento dei prezzi per diversi beni, tra cui arredamento, attrezzature domestiche, articoli ricreativi e veicoli a motore.
Le conseguenze di questa politica tariffaria si estendono a livello globale. Molte aziende, tra cui colossi come Caterpillar, Marriott, MolsonCoors e Yum Brands, si trovano ad affrontare costi aggiuntivi. Si stima che le aziende globali potrebbero subire una perdita di circa 15 miliardi di dollari nei profitti nel 2025 a causa di questa guerra tariffaria. L’impatto a lungo termine di queste misure rimane incerto, ma è chiaro che la ristrutturazione del commercio globale avrà conseguenze complesse ed ampie.