Un giudice di Torre Annunziata ha condannato una donna per molestie dopo che ha inviato 70 messaggi vocali su WhatsApp in circa mezz’ora. La condanna, di un mese di reclusione con pena sospesa, è arrivata a seguito di una lite familiare avvenuta ad agosto 2021 a Striano, in provincia di Napoli.
La disputa riguardava l’utilizzo di un immobile di famiglia. Il padre aveva concesso ai figli l’uso della casa a turni durante l’estate. Tuttavia, tensioni sono sorte quando il fratello della donna ha occupato la casa nel periodo che, secondo la sorella, spettava a lei. La donna, compagna del fratello, ha quindi iniziato ad inviare alla cognata una raffica di messaggi vocali offensivi e minacciosi.
Secondo la ricostruzione dei fatti, tra le 21:28 e le 22:03, la donna ha inviato 70 messaggi vocali dal telefono del figlio. Il contenuto dei messaggi era aggressivo e minaccioso, con la donna che rivendicava, a nome del compagno, il diritto di proprietà sulla casa. Il giudice ha ritenuto la condotta della donna colpevole di molestie e disturbo alla persona, respingendo l’eventuale attenuante della lieve entità del fatto.
La sentenza sottolinea che la reiterazione della condotta, nonostante l’arco temporale limitato, ha creato un contesto offensivo che non può essere considerato di lieve entità. La frequenza e il carattere molesto dei messaggi, uniti al loro contenuto aggressivo e minaccioso, hanno determinato la condanna. La decisione del tribunale evidenzia la gravità del comportamento, anche in assenza di violenza fisica, e la necessità di proteggere le vittime di molestie online.
Il caso evidenzia anche le problematiche legate all’utilizzo improprio di strumenti di comunicazione digitale, come WhatsApp, e la necessità di un uso responsabile e rispettoso dei canali di comunicazione, evitando comportamenti che possano ledere la dignità e la tranquillità altrui. La sentenza rappresenta un precedente importante in materia di molestie via messaggi digitali, confermando la possibilità di perseguire penalmente chi usa questi strumenti per perseguitare o molestare altre persone.